Arcidiocesi di Napoli
Servizio ecumenismo e dialogo inter-religioso
Giubileo per Napoli
Apertura di Port’Alba, Napoli 3 ottobre 2011
Napoli città dell’accoglienza e del dialogo
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L’impegno delle diverse realtà religiose presenti a Napoli
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Introduzione all’incontro interreligioso del 3 ottobre 2011
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Discorso del Cardinale Sepe successivo all’apertura della Porta giubilare
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“Napoli città dell’accoglienza e del dialogo” Dichiarazione comune firmata dai rappresentanti religiosi
L’impegno delle diverse realtà religiose presenti a Napoli
L’Arcivescovo di Napoli, Cardinale Crescenzio Sepe, ha promosso per l’anno 2011 un “GIUBILEO per NAPOLI” al fine di sollecitare ogni azione utile a “risvegliare le coscienze” e ad operare azioni volte al riscatto morale, civile e sociale della città insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Gli eventi programmati vengono scanditi dalla simbolica apertura delle quattro porte della città, a ciascuna delle quali è associato un tema di particolare rilievo.
La terza porta della città (port’Alba) verrà simbolicamente aperta lunedì 3 ottobre 2011; sarà occasione per porre al centro dell’attenzione della nostra cittadinanza la necessità dell’accoglienza, della reciproca apertura, del superamento delle differenze spesso motivo di contrapposizione e chiusure. Tale evento si colloca in continuità con l’incontro mondiale delle religioni della pace “Per un mondo senza violenza” svoltosi a Napoli dal 21 al 23 ottobre 2007, a cui parteciparono esponenti religiosi del mondo intero nello “spirito di Assisi”.
Lo slogan “Napoli città dell’accoglienza e del dialogo” riassume l’idea guida di questo nuovo appuntamento di sicuro interesse ecumenico ed interreligioso oltre che civile. In tale contesto le diverse comunità religiose presenti sul territorio cittadino potranno esprimere il desiderio di accogliere e dialogare con ogni persona, al di là delle differenze etniche e religiose, in vista del bene comune, con l’impegno (firma di una Dichiarazione Comune) a fare realmente della nostra Napoli una città dell’accoglienza e dell’inclusione.
Hanno aderito all’iniziativa le guide e gli esponenti cittadini delle comunità ebraica, islamica, bahai, buddista, e i pastori e rappresentanti delle chiese ortodosse (greca, russa, rumena), della chiesa anglicana, delle chiese protestanti (Luterana, Valdese, Metodista, Avventista, Battista, Pentecostale, Chiesa Libera), dei movimenti e delle associazioni cittadine che curano con costanza l’incontro tra uomini di diversa religione, tra le altre l’Amicizia Ebraico Cristiana, il gruppo cristiano interconfessionale GIAEN; i responsabili di diversi gruppi etnici presenti nella nostra città, la comunità di Sant’Egidio, il movimento del Focolare.
Introduzione all’incontro interreligioso del 3 ottobre 2011
in occasione dell’apertura di Port’Alba nell’ambito del Giubileo per Napoli
A nome dell’Arcidiocesi di Napoli rivolgo un cordiale benvenuto a tutti i convenuti a questa manifestazione inter-religiosa ed inter-etnica che si svolge nell’ambito del “Giubileo per Napoli” promosso dall’Arcivescovo di Napoli al fine di sollecitare ogni azione utile a “risvegliare le coscienze” e ad operare azioni volte al riscatto morale, civile e sociale della città insieme a tutti gli uomini di buona volontà. L’iniziativa di questo particolare anno giubilare è suscitare interesse nei confronti della città, al fine di investire nuovamente tute le energie disponibili per una rinnovata coesione sociale. A nome di Sua Eminenza il Carinale Sepe qui presente, saluto il Signor Sindaco, le autorità presenti e i rappresentanti delle diverse confessioni religiose che hanno aderito all’iniziativa.
L’immagine riepilogativa dei percorsi di azione e di impegno del “giubileo per Napoli” è stata indicata nella celebre e meravigliosa tela del Caravaggio, dedicata alle Sette opere di misericordia, realizzata tra la fine del 1606 e l’inizio del 1607 e conservata qui a Napoli al Pio Monte della Misericordia:
dar da mangiare agli affamati, vestire gli ignudi, curare gli infermi, visitare i carcerati, dar da bere agli assetati, alloggiare i pellegrini, seppellire i morti.
Le sette opere di misericordia vengono rivisitate a partire dal contesto attuale, certamente molto diverso da quello che ispirò Caravaggio nella sua opera, ma idoneo a richiamare quei valori spirituali necessari per un impegno sociale e politico autentico, non preoccupato solo dell’immediato consenso.
Gli eventi organizzati nell’ambito di questa iniziava giubilare vengono scanditi dalla simbolica apertura delle quattro porte della città, a ciascuna delle quali è associato un tema di particolare rilievo.
Molti tra noi ricordano l’apertura di Porta San Gennaro, l’11 febbraio scorso, porta già menzionata in documenti risalenti del X sec. dedicata al Santo martire cristiano patrono di Napoli e della Regione Campania, quale protettori dei deboli; ad essa è stato associato il tema della condivisione e della solidarietà per la difesa dei più deboli. Così come l’apertura di Porta Capuana del XV sec., con le sue due torri che simboleggiano l’onore e la virtù, aperta simbolicamente il 30 aprile scorso, associata al tema della legalità di cui tanto si avverte l’importanza e talvolta la mancanza in comportamenti grandi e piccoli, più o meno visibili ma purtroppo molto diffusi.
Questa sera insieme alle guide e ai rappresentanti delle diverse realtà religiose presenti a Napoli verrà simbolicamente aperta port’Alba, eretta nel 1625, a cui viene associato il tema dell’accoglienza senza pregiudizi, occasione per affermare la volontà di fare di Napoli una città del dialogo, dell’inclusione nella salvaguardia delle specificità di ogni gruppo etnico e religioso. Il solo tema, “alloggiare i pellegrini” così come espresso nell’opera di Caravaggio, fa pensare ai tanti abusi che proprio in relazione all’accoglienza, agli affitti esorbitanti, alle discriminazioni e vessazioni avvengono a spesa di chi è clandestino quando fa comodo ed è fonte di guadagni per chi ne approfitta.
L’evento pur rientrando nel quadro organizzativo del giubileo è stato preparato in questa occasione insieme ai rappresentanti delle altre componenti religiose presenti sul territorio di Napoli: le comunità ebraica e islamica, le assemblee baha’i, gli istituti e i movimenti di ispirazione buddista, e i pastori e rappresentanti delle chiese ortodosse (greca, russa, rumena), della chiesa anglicana, delle chiese protestanti (Luterana, Valdese, Metodista, Avventista, Battista, Pentecostale, Chiesa Libera), dei movimenti e delle associazioni che curano con costanza l’incontro tra uomini di diversa religione, tra le altre l’Amicizia Ebraico Cristiana, il gruppo cristiano interconfessionale GIAEN; i responsabili di diversi gruppi etnici presenti nella nostra città, la comunità di Sant’Egidio, il movimento del Focolare….
Questa sera viviamo un momento particolarmente significativo all’interno di un percorso voluto per sollecitare la condivisione nel bene e per il bene della nostra città proprio in chiave muti-etnica e multi-religiosa in corrispondenza alla realtà attuale della nostra Napoli, sempre più mosaico di culture di usi, di religioni diverse.
Una visione ingenua e un po’ naive della nostra città come luogo di simpatica e cordiale disposizione all’accoglienza, come spesso viene rappresentato il carattere di Napoli e dei napoletani, può ingenerare un superficiale e irenico approccio alla questione dell’integrazione tra culture e religioni diverse. è certamente vero che Napoli ha storicamente una vocazione all’accoglienza e all’inclusione ma è pur vero che fatti di violenza, come quello accaduto recentemente a porta Capuana, dove un giovane algerino è stato aggredito e malmenato da giovani napoletani senza alcuna motivazione nota, ci scuotono dal torpore e chiamano ad un maggiore impegno. L’illusione che sia sufficiente la disposizione naturale di un popolo all’accoglienza si scontra con la constatazione che motivi di insofferenza sociale, di difficoltà economica, di volontà di affermazione di sé rischiano di scatenarsi improvvisamente lasciando attoniti coloro che affidano ai buoni sentimenti, pur necessari e lodevoli, il delicato e complesso impegno per l’accoglienza delle differenze e la ristrutturazione sciale di città come quella di Napoli così visibilmente trasformata negli ultimi anni per la forte presenza di immigrati.
È necessario un impegno condiviso che non si esaurisca né con i soli buoni sentimenti né con qualche manifestazione pubblica. È il motivo per il quale questa sera i rappresentanti delle diverse religioni presenti a Napoli assumono l’impegno a svolgere un’azione educativa nel senso dell’accoglienza e del dialogo come verrà specificato nella Dichiarazione Comune che firmeranno insieme.
Il condiviso auspicio espresso proprio durante gli incontri di preparazione dell’evento di questa sera, è stato quello di continuare nella feconda collaborazione tra i responsabili delle comunità e delle realtà religiose presenti in città per un coinvolgimento comune che pur salvaguardando l’identità di ognuno, di ogni religione, di ogni confessione, possa trovare uomini di fede e uomini di buona volontà uniti in un comune desiderio di bene per la nostra amata città.
Don Gaetano Castello
Delegato dell’Arcidiocesi di Napoli
Per l’Ecumenismo e il Dialogo Interreligioso
Discorso del Cardinale Sepe successivo all’apertura della Porta giubilare
3 ottobre 2011: Apertura di Port’Alba
Con l’apertura simbolica di Port’Alba viviamo un altro passo significativo nel cammino del giubileo per la città di Napoli.
Saluto quanti hanno voluto essere presenti questa sera e in particolare i responsabili delle realtà religiose presenti sul territorio della nostra bella città in rappresentanza delle comunità ebraica, islamica, del buddismo, delle assemblee Bahai, delle chiese ortodosse, protestanti, dei tanti gruppi etnici, delle aggregazioni e gruppi cattolici, le comunità parrocchiali, le Suore di Santa Caterina Volpicelli e tutti coloro che sono impegnati nell’accoglienza e si prodigano per il dialogo tra uomini e donne di fedi e culture differenti.
Un particolare saluto rivolgo alla Direttrice del programma Un Habitat (Mariam Lady YUNUSA) ai sindaci provenienti dai Cinque continenti su iniziativa del Forum Universale delle Culture nell’ambito di Un-Habitat, il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani.
Alle autorità e tutti i presenti un cordiale benvenuto nella nostra bella città di Napoli e a quest’evento di pace.
I momenti giubilari e gli incontri internazionali delle religioni per la pace
Il nostro programma giubilare, teso a risvegliare le coscienze di quanti qui vivono, amano, sperano, talvolta provati dalle difficoltà che presenta una grande città ferita da tanti mali, ha come scopo il risveglio delle coscienze, la volontà e l’impegno di fare rete insieme a tutti gli uomini di buona volontà per il riscatto della nostra Napoli secondo le intenzioni che furono espresse lo scorso 18 dicembre all’apertura del Giubileo. Nel percorso giubilare l’appello è stato rivolto a molte delle componenti sociali della città: dal mondo della cultura a quello del lavoro, dell’arte… Questo appello alla collaborazione per il bene comune, al recupero della propria dignità di cittadini partecipi delle sorti di Napoli è accompagnato dal segno simbolico dell’apertura delle porte della città.
Aprire le porte perchè aria nuova possa invadere le nostre strade e le nostre coscienze, possa riempire i cuori e le menti di quanti hanno responsabilità di governo e di ogni singola persona che è presente a diverso titolo in questa città, dei napoletani di antica generazione come dei nuovi abitanti che qui si attendono di trovare accoglienza e rispetto. È con questo spirito che l’apertura delle porte precedenti sono state associate ai temi della legalità, della condivisione e della solidarietà valori che ci uniscono come comunità di persone e, ancor più, questa sera, come comunità di credenti appartenenti a diverse confessioni.
In molti dei presenti è ancora vivo il ricordo dell’incontro mondiale delle religioni della pace “Per un mondo senza violenza” svoltosi a Napoli dal 21 al 23 ottobre 2007, a cui parteciparono esponenti religiosi del mondo intero nello “spirito di Assisi”. In quell’occasione ci impegnammo a proseguire nel cammino per fare realmente di Napoli una città di pace, ponte fra l’Europa e il Mediterraneo.
Nello stesso “Sprito di Assisi” l’incontro internazionale di preghiera per la pace si è svolto quest’anno a Monaco dall’11 al 13 settembre iniziando con la commemorazione delle vittime del tragico attentato terroristico alle Torri gemelle a dieci anni dalla tragedia. Quell’infausta esperienza venne letta da qualcuno come l’inizio di un conflitto più grande definito come “scontro tra civiltà”. Tutti ricordiamo l’impegno di Giovanni Paolo II a sottrarre dai motivi di riabilitazione della guerra ogni giustificazione religiosa. Da quegli eventi abbiamo invece compreso che la questione della pace nel mondo è legato alla civiltà del vivere insieme nelle sue dimensioni non solo politiche e sociali ma anche e forse soprattutto spirituali.
L’incontro di Monaco dal titolo “Bound to live together”/ “destinati a vivere insieme” ha richiamato l’attenzione sulla condizione che caratterizza il nostro tempo: la convivenza tra persone diverse. In molte città del mondo, così come a Napoli, è normale incontrare per strada come a scuola, nei luoghi di lavoro o di culto, persone che parlano lingue diverse, che provengono da culture molto distanti le une dalle altre, che professano religioni diverse. Nello spazio di qualche decennio il panorama socio culturale appare profondamente trasformato. Questa nuova condizione, la convivenza tra persone, culture e fedi differenti radica certo sulla naturale disposizione dell’uomo alla socialità. Ma la storia e purtroppo anche fatti di cronaca ci insegnano che «il vivere insieme può trasformarsi in un vivere gli uni contro gli altri, può diventare un inferno, se non impariamo ad accoglierci gli uni gli altri, se ognuno non vuole essere altro che se stesso» come ha ricordato Sua Santità Benedetto XVI nel messaggio in occasione del meeting di Monaco.
Insieme per una cultura dell’accoglienza e del dialogo
Il vivere insieme può costituire dunque un rischio o un dono, una condizione sopportata o una opportunità.
Vedere questa sera le diverse comunità di fede riunite per la stessa finalità dell’accoglienza, del dialogo, del rispetto per le differenze non è poco. L’antica comunità cattolica, insieme con i fratelli cristiani delle diverse denominazioni e alle altre religioni di antica e recente presenza, mentre offrono l’immagine di una città ormai multi-etnica e multi-religiosa esprimono insieme la volontà di fare di Napoli una città accogliente scegliendo la via del dialogo rispettoso e pacifico come metodo del loro stare insieme, senza nulla togliere alla specificità di ciascuno. È l’intento della dichiarazione appena letta e firmata dai responsabili delle diverse confessioni religiose, impegno a spenderci insieme per il bene comune, a educare i membri delle nostre diverse comunità religiose alla spiritualità del rispetto dell’altro, ad affrontare le complesse problematiche legate alla convivenza con spirito costruttivo.
È una fattiva dichiarazione di amore per Napoli, per la nostra gente, per la nostra terra in un momento in cui tutti avvertiamo l’importanza e l’urgenza di riaccendere la speranza di fronte alla difficile situazione economica che tra le altre conseguenze ha anche quella di sottrarre risorse pubbliche per i progetti di accoglienza e di integrazione, di esasperare gli animi fino a vedere l’altrui presenza come concorrente.
Napoli ha una lunga storia di protagonismo culturale nell’Europa dei secoli scorsi. Con l’alternarsi di dominazioni straniere e l’attaccamento alla proprie radici mediterranee ha sviluppato la sua originale cultura. Ha, soprattutto, una ricca tradizione di accoglienza che si è manifestata in tempi passati come in quelli recenti. Sarebbe tuttavia troppo poco affidare a memorie storiche o ad eventi come questo che celebriamo stasera le nostre belle aspirazioni. Con queste iniziative giubilari non si ha certo la pretesa di rispondere ai tanti problemi che abbiamo di fronte. Ma è un rilancio nel bene, una spinta a continuare insieme, come uomini di fede, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, per lo sviluppo della cultura dell’accoglienza. È rischioso sottovalutare la portata dei nuovi fenomeni immigratori. È irresponsabile pensare che essi non vadano accompagnati da una continua e attenta riflessione che affronti situazioni anche visibilmente nuove. Bisogna che ci diciamo questa sera, come già negli incontri preparatori avuti con i rappresentanti religiosi qui presenti, quali sono le nostre intenzioni. Non è nostra intenzione limitarci a sopportare presenze “diverse”, a lasciare dei piccoli spazi a chi continua ad essere ritenuto un intruso: con tali premesse non può meravigliare l’ingenerarsi di fenomeni di intolleranza, di conflitto, di rifiuto dell’altro. Bisogna che come uomini di fede accompagniamo il processo di integrazione indicando il futuro multietnico e multi religioso non solo come inevitabile ma come possibile nuova condizione di crescita dove agli antichi modelli nati da culture distinte e separate tra loro si sostituisca la cultura dell’incontro, dell’arricchimento personale attraverso lo scambio. Una cultura, anzi una spiritualità dell’incontro e dell’accoglienza che non tema la perdita della propria identità né fondi il mantenimento di questa sull’allontanamento dell’altro percepito come minaccia.
Non è un caso se tutti noi uomini e donne di fede qui presenti rintracciamo nelle nostre pur diverse e antiche tradizioni quella stessa “regola d’oro” a cui possiamo fattivamente ispirarci: «Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro» (Mt 7,12).
Cardinale Crescenzio Sepe
Arcivescovo di Napoli
Dichiarazione comune
“Napoli città dell’accoglienza e del dialogo”
Oggi 3 ottobre 2011 in occasione del Giubileo per Napoli, i convenuti esponenti e rappresentanti delle diverse religioni presenti nel territorio della città di Napoli, firmano la presente dichiarazione comune:
- Il territorio della città di Napoli e della sua provincia è duramente provato da situazioni di emergenza rese universalmente note per la loro particolare gravità: dalla questione dei rifiuti a quella della criminalità organizzata e dei suoi traffici illeciti. Tutto ciò ha generato sentimenti di sfiducia e di chiusura;
- Napoli come ormai tutte le grandi città europee vive un tempo di rapida trasformazione sociale dovuta allo spostamento di migliaia di immigrati che transitano o anche si stabiliscono nella nostra città. Ciò comporta questioni legate alla nuova compagine sociale, multi-etnica e anche multi-religiosa, fatto relativamente nuovo per le dimensioni che ha assunto il fenomeno;
- I fenomeni sopra descritti meritano tutta l’attenzione da parte delle pubbliche autorità perché vengano governati con saggezza avendo come obiettivo il bene comune e potendo contare sulla collaborazione sincera di tutte le realtà religiose presenti sul territorio
Noi esponenti delle diverse religioni presenti nella città di Napoli ci impegniamo
alla mutua collaborazione nel bene a partire dalla sensibilizzazione delle nostre comunità di fedeli perché insieme si promuova:
- una convivenza pacifica, attenta alle categorie di persone più deboli;
- la salvaguardia del creato, l’educazione a consumi responsabili e il contrasto verso ogni abuso del territorio
- la cultura dell’inclusione contro l’emarginazione soprattutto delle categorie deboli e nel rifiuto di qualunque forma di violenza e di sopraffazione con particolare riferimento a fenomeni quali la camorra, le estorsioni, la diffusione delle droghe, la distruzione del bene pubblico
- la difesa del principio secondo cui ogni essere umano è libero di scegliere la propria fede e la propria appartenenza alle diverse comunità religiose
In particolare ci impegniamo
· a collaborare perché la nostra città diventi sempre più accogliente verso le persone che qui vivono o che transitano su questo territorio
· a favorire la comprensione reciproca nello spirito del dialogo e della collaborazione in vista del bene comune.
· a bandire ogni forma di discriminazione su base religiosa nel rispetto della dignità dell’uomo e della libertà religiosa
· ad incoraggiare un ruolo sempre più attivo della nostra città e della nostra cittadinanza perché Napoli diventi ponte di pace e di dialogo tra l’Europa e il Mediterraneo
· a difendere i diritti delle minoranze religiose aiutando a superare equivoci e pregiudizi tra comunità di fede maggioritarie e minoritarie
· a ricercare il dialogo su questioni che interpellano la coscienza umana pur nella diversità delle proprie appartenenze di fede
· a evitare ogni strumentalizzazione delle nostre chiese, moschee, sinagoghe, templi a fini etnici o nazionalistici per fomentare l’odio e la contrapposizione tra le persone.
Napoli, 3 ottobre 2011
Seguono Firme
Responsabili delle comunità religiose presenti a Napoli