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AMICIZIA   EBRAICO   CRISTIANA   DI   NAPOLI

 

STORIA AECNA

Testo a cura di Francesco Villano (Presidente Amicizia Ebraico Cristiana di Napoli) consegnato a Papa Francesco il 23 marzo 2015 in occasione dell’incontro con i pastori delle chiese cristiane e i rappresentanti di comunità religiose e movimenti impegnati nel dialogo inter-religioso presenti a Napoli.

 

         L’Amicizia Ebraico Cristiana di Napoli nasce nel 1987, quarta  in Italia, dopo quelle sorte a Firenze (1950), Roma (1982) e Torino (1986). Ispirate da un vasto movimento di opinione sorto in Europa dopo le immense tragedie della seconda guerra mondiale e in particolare della Shoah, le Amicizie devono la loro esistenza all’infaticabile opera dello storico ebreo francese Jules Isaac. Nel 1943 scampò per puro “caso” ad un retata che gli portò via tutta la famiglia poiché era dal barbiere. In seguito dai campi di concentramento ritornerà solo il figlio minore. Egli cercò di unirsi ai suoi familiari, ma la moglie gli fece pervenire un biglietto in cui lo esortava a non raggiungerli, ma a proseguire la sua opera, la sua missione. Ma qual’era questo suo intento, che da quel momento sentì come un dovere sacro? In effetti Jules Isaac era ossessionato da una domanda: com’é stato possibile lo sterminio degli ebrei nel cuore dell’Europa da secoli cristiana? Senz’altro l’antisemitismo nazista è altra cosa rispetto all’antiebraismo teologico ma , ed è questa la sconvolgente scoperta che egli fa, è che l’insegnamento del disprezzo, diffuso per secoli, che ha il suo culmine nel mito del popolo deicida, ha contribuito a preparare e rendere possibile la Shoah.      

 

     Alla luce di questa consapevolezza il riconoscere e il riparare, attraverso una riforma dell’insegnamento e del comportamento, caratterizzati dalla purificazione dell’insegnamento del disprezzo  e l’abbandono della teologia della sostituzione, diventava per i cristiani un imperativo morale non più eludibile.  Tra il 1943 e il 1946 scrive quello che è senza dubbio uno dei libri fondamentali del XX° secolo: “Gesù e Israele”, che nelle sue parole è “il grido di una coscienza indignata, di un cuore lacerato”. Nell'estate del 1947, 65 ebrei e cristiani provenienti da 19 paesi si incontrano a Seelisberg, in Svizzera, per esprimere il loro profondo dolore per  l'olocausto, la loro determinazione a combattere l'antisemitismo e il loro desiderio di promuovere relazioni più forti tra ebrei e cristiani. Denunciano l'antisemitismo sia come peccato contro Dio e l'umanità che come pericolo per la civiltà moderna. E per rispondere a queste preoccupazioni vitali formulano un appello alle chiese cristiane sotto forma di 10 punti[1], allo scopo di rinnovare e riformare la loro comprensione dell'ebraismo e delle relazioni tra ebraismo e cristianesimo. Nel 1948, Jules Isaac, a Lione fonda la prima Amicizia Ebraico Cristiana, “luogo” deputato alla concretizzazione dell’appello di Seelisberg. Il tempo scorre e il 16 settembre 1957, a Venezia, farà un’incontro che si rivelerà decisivo. Nella città lagunare, dove era Patriarca Angelo Roncalli, il futuro papa Giovanni XXIII, operava già da una decina d’anni come pioniera del movimento ecumenico in Italia, la Signora Maria Vingiani, che in seguito sarà fondatrice e poi primo presidente del Segretariato per le Attività Ecumeniche ( Tra l’altro, proprio qualche mese fa è sorta qui a Napoli una cellula del SAE). Tre anni dopo, nel giugno del 1960, il frutto di quell’incontro veneziano arrivò a maturazione con l’udienza che papa Giovanni XXIII concedette a Jules Isaac. In quell’occasione furono gettate le basi del futuro e rivoluzionario documento conciliare: la Nostra Aetate (ispirata da Papa Giovanni XXIII fin dal 1962 e promulgata da Papa Paolo VI l’8 dicembre 1965) che mutò radicalmente l’atteggiamento della Chiesa Cattolica, non solo verso gli ebrei, ma verso tutte le altre religioni. E’ doveroso ricordare il fondamentale contributo dato a questo documento dal cardinale Agostino Bea. Tre anni dopo, nel 1963, e a distanza di pochi mesi, lasciavano questa terra sia Jules Isaac che Giovanni XXIII.

Nel corso del tempo, in Italia, le relazioni tra la Chiesa e le Comunità Ebraiche si sono fatte più strette, incoraggiate dagli incontri nel Tempio Maggiore degli ebrei romani, tra Papa Giovanni Paolo II e il Rabbino Capo Elio Toaff nel 1986 (la prima visita in assoluto di un Papa in una Sinagoga), e tra Papa Benedetto XVI e il Rabbino Capo Riccardo Di Segni nel 2010.

 

          L’AECNA si è sempre richiamata e conformata ai valori fondanti e alla base delle Amicizie nate precedentemente, così come si evince da un passo fondamentale del suo Statuto:”L’Amicizia Ebraico Cristiana di Napoli è una libera associazione di persone disponibili al dialogo; di essa fanno parte ebrei, cristiani e quanti condividono i valori e gli ideali di mutua conoscenza e fraternità con lo scopo di contribuire a creare una convivenza veramente umana, che escluda ogni forma di incomprensione e di odio”. Dal 1988 tutte le Amicizie italiane, le quattro citate sopra più tutte le altre sorte negli anni a seguire, sono riunite in una Federazione Nazionale che a sua volta afferisce alla ICCJ (International Council of Christian and Jews), organismo internazionale che riunisce le Amicizie di tutto il mondo. Elemento propulsore e di coesione sono i Colloqui Ebraico-Cristiani di Camaldoli (AR), nati nel 1980 e divenuti punto di riferimento annuale per il dialogo ebraico-cristiano nel nostro Paese.

 

         L’AECNA è nata in particolare per volere dell’allora Cardinale Corrado Ursi, particolarmente sensibile all’ecumenismo e al dialogo con l’ebraismo; tra l’altro è stato il primo uomo di Chiesa a compiere una visita in Sinagoga nel lontano 1966, vent’anni prima della storica visita di Papa Giovanni Paolo II alla Sinagoga di Roma. Del gruppo promotore facevano parte: il Rabbino Cesare Eliseo, Alberta Levi Temin (Comunità ebraica), il teologo Bruno Forte (oggi Arcivescovo di Chieti-Vasto), le teologhe cattoliche Diana Pacelli e Lucia Antinucci (primo Presidente), il Pastore A. Squitieri, il Pastore A. Saggese, il Pastore N. Lella, il Seminarista G. Di Palma e la Prof. Diana Pezza Borrelli (Movimento dei Focolari). A tutt’oggi ne fanno parte ebrei, cristiani di tutte le Chiese presenti a Napoli e, come graditissimi ospiti, gli amici delle altre religioni e personalità del mondo laico. Per quanto riguarda l’Islam, in questi ultimi anni  e anche in accordo con quanto auspicato e promosso sia dal Rabbino Laras (presidente del collegio dei Rabbini italiani) in occasione del Convegno organizzato nel 2007 per il ventennale dell’Associazione napoletana, e sia dalla ICCJ, il dialogo con gli amici musulmani si è andato intensificando sempre più, per cui si può a ragion veduta sperare, in un prossimo futuro, in un incremento di questo  trialogo (il termine è di rav Laras)  tra le tre Fedi monoteiste. Questo trialogo ispira anche azioni concrete come l’intervento fatto in Africa per aiutare i malati di AIDS e a cui partecipa, insieme ai musulmani, l’ICCJ.

 

          Nel corso degli anni l’AECNA ha organizzato e promosso conferenze, dibattiti, incontri, progetti, concerti, eventi teatrali per avvicinare la cultura ebraica e quella cristiana; e come detto sopra ora tutto ciò si è aperto anche al mondo islamico. Frutto auspicato e sperato di tanto impegno è stato ed è quello di far si che ci si possa liberare dai  pregiudizi reciproci, dalle  intolleranze e dalle paure del diverso, dell’Altro da sé che tuttora albergano nella mentalità corrente, e che ci si possa educare all’ascolto e al rispetto dell’opinione altrui, combattendo ogni forma di razzismo, emarginazione e antisemitismo.

           

            L’AECNA ha sempre prestato grande attenzione al mondo studentesco per il quale ha spesso organizzato visite in sinagoga e in moschea e, a partire dagli anni ’90, con il diffondersi di voci revisioniste che tentavano di negare la tragica dimensione della Shoah, l’Associazione partecipa, quando invitata, ad incontri con studenti e professori di scuole di ogni ordine e grado per testimoniare la verità dei fatti storici, e al contempo sensibilizzare e sollecitare i ragazzi al rispetto delle diversità e all’educazione al dialogo per la realizzazione, nella pace e nella giustizia, dell’unica famiglia umana. In questo ambito l’impegno della Signora Alberta Levi Temin, scampata a Roma alla deportazione del 16 ottobre 1943[2], è ammirevole. Per la sua opera ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti: nel 2003, il Comune di Arzano le ha attribuito la cittadinanza onoraria; nel 2006, la Regione Campania, le ha conferito il “Premio per la Pace ed i Diritti Umani”; nel 2009, dal Comune di Cavriago (RE) ha ricevuto il Premio Dossetti, dal Comune di Napoli la Targa della Città di Napoli, e dal Comune di Benevento il Premio Fraternità; nel 2011, con Diana Pezza Borrelli , di religione  cristiana cattolica, il Premio Mediterraneo per la Solidarietà Sociale[3].

 

          A livello internazionale l’AECNA ha partecipato, con enti locali e universitari, alla realizzazione del “Progetto di dialogo tra Israele e Palestina” con studenti universitari israeliani e palestinesi, per i quali è stata organizzata una intera settimana di incontri nella nostra città, in collaborazione con la Regione Campania, la Seconda Università degli Studi di Napoli e il Comune di Napoli. Da anni sostiene e diffonde iniziative di pace ed in particolare il progetto “Saving  Children”, promosso dal “Centro Peres per la Pace”, atto ad aiutare e sostenere economicamente, in strutture ospedaliere israeliane, i bambini palestinesi bisognosi di cure mediche e chirurgiche.

 

         Ogni anno, il 17 gennaio, si celebra la giornata del Dialogo ebraico cristiano, indetta dalla Conferenza Episcopale Italiana, il cui  primo incontro si è tenuto nel lontano 1990[4]. La scelta di questa data non è stata casuale, infatti cade giusto un giorno prima dell’inizio della “Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani”(18-25 gennaio), e sta ad indicare che la strada maestra nel cammino verso l’unità passa necessariamente per il dialogo con l’ebraismo; con la consapevolezza  che il riconoscersi nella comune radice ebraica, da parte della varie confessioni cristiane, è la pietra angolare su cui edificare il percorso di riconciliazione. Un po’ dovunque nel nostro paese si organizzano iniziative atte ad avvicinare i fedeli delle due Tradizioni religiose, affinché cresca sempre più la reciproca conoscenza, sia dei tesori spirituali che entrambe custodiscono, sia di come essi siano incarnati nella vita di tutti i giorni, sempre nel rispetto delle proprie irriducibili peculiarità. Da qualche anno e in accordo con l’auspicio che  Benedetto XVI aveva formulato il 19 08 05, nella sinagoga di Colonia, durante il suo primo viaggio da Papa, nella sua Germania, la riflessione che unisce ebrei e cristiani, in questo giorno, è incentrata sulle Dieci Parole, il Decalogo. Nelle parole del Papa:”Il Decalogo è per noi patrimonio e impegno comune. I dieci comandamenti non sono un peso, ma l’indicazione del cammino verso una vita riuscita. Lo sono, in particolare, per i giovani…. il mio augurio è che essi sappiano riconoscere nel Decalogo la lampada per i loro passi, la luce per il loro cammino”.

 

 

 

 

 

[1] I dieci punti di Seelisberg

1.  Ricordare che è lo stesso Dio vivente che parla a tutti noi nell’Antico come nel Nuovo Testamento.

2.  Ricordare che Gesù è nato da una madre ebrea, della stirpe di Davide e del popolo d’Israele, e che il suo amore ed il suo perdono abbracciano il suo popolo ed il mondo intero.

3.  Ricordare che i primi discepoli, gli apostoli, ed i primi martiri, erano ebrei.

4.  Ricordare che il precetto fondamentale del cristianesimo, quello dell’amore di Dio e del prossimo, promulgato già nell’Antico Testamento e confermato da Gesù, obbliga cristiani ed ebrei in ogni relazione umana senza eccezione alcuna.

5.  Evitare di sminuire l’ebraismo biblico nell’intento di esaltare il cristianesimo.

6.  Evitare di usare il termine «giudei» nel senso esclusivo di «nemici di Gesù» o la locuzione «nemici di Gesù» per designare il popolo ebraico nel suo insieme.

7.  Evitare di presentare la passione in modo che l’odiosità per la morte inflitta a Gesù ricada su tutti gli ebrei o solo sugli ebrei. In effetti non sono tutti gli ebrei che chiesero la morte di Gesù. Né sono solo gli ebrei che ne sono responsabili, perché la croce, che ci salva tutti, rivela che Cristo è morto a causa dei peccati di tutti noi.
Ricordare a tutti i genitori e educatori cristiani la grave responsabilità in cui essi incorrono nel presentare il vangelo e sopratutto il racconto della passione in un modo semplicista. In effetti, essi rischiano in questo modo di ispirare, lo vogliano o no, avversione nella coscienza o nel subcosciente dei loro bambini o uditori. Psicologicamente parlando, negli animi semplici, mossi da un ardente amore e da una viva compassione per il Salvatore crocifisso, l’orrore che si prova in modo così naturale verso i persecutori di Gesù, si cambierà facilmente in odio generalizzato per gli ebrei di tutti i tempi, compresi quelli di oggi.

8.  Evitare di riferire le maledizioni della Scrittura ed il grido della folla eccitata: «che il suo sangue ricada su noi e sui nostri figli», senza ricordare che quel grido non potrebbe prevalere sulla preghiera infinitamente più potente di Gesù: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno.»

9.  Evitare di dare credito all’empia opinione che il popolo ebraico è riprovato, maledetto, riservato a un destino di sofferenza.

10. Evitare di parlare degli ebrei come se essi non fossero stati i primi ad appartenere alla chiesa.

 

 

[2] Il 28 gennaio del 2010 e su iniziativa dell’AEC di Napoli, per il novantesimo compleanno di Alberta, l’artista tedesco Gunter Demmin ha installato tre pietre di inciampo (stolpersteine) nel marciapiede prospiciente il palazzo da dove furono prelevati i suoi zii e suo cugino, per essere deportati nei campi di sterminio nazisti.

 

 

[3] Alla Sig.ra Alberta sono stati dedicati vari lavori: “La storia di Alberta e il senso della memoria” e “Poesie per Alberta”, scritti da professori e studenti dopo  incontri aventi come tema la Shoah. Inoltre, la Prof.ssa Lucia Antinucci, prima Presidente dell’AECNA, ha dedicato alla Sig.ra Alberta un suo lavoro: “Shoah, Mistero dell’Uomo, Mistero di Dio”.

 

 

[4] A Napoli l’AECNA propone generalmente spettacoli musicali della tradizione ebraica, spesso in collaborazione con il Centro Culturale “Oltre il Chiostro”.

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