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Incontro Ecumenico

presso il Carcere di Poggioreale

6 giugno 2019 

   La presenza e testimonianza ecumenica tra i detenuti, il personale, i volontari del carcere di Poggioreale a Napoli, rappresenta per le chiese e i movimenti cristiani presenti in città un momento particolarmente significativo per molti aspetti.

   I pastori delle diverse chiese cristiane presenti a Napoli aderenti al GIAEN (Gruppo Interconfessionale di Attività Ecumeniche di Napoli), insieme ai rappresentanti di movimenti e gruppi cristiani hanno voluto condividere, con gli ospiti che hanno accolto l’invito, un momento di riflessione e preghiera in occasione della Pentecoste, il dono dello Spirito di Dio all’umanità. L’incontro è stato organizzato, come già in precedenti occasioni, grazie alla collaborazione del cappellano don Franco Esposito e all’accoglienza dell’iniziativa da parte della Direttrice del Carcere dottoressa Maria Luisa Palma.

   Nel corso della preghiera, animata con i canti del gruppo di Taizè, la pastora Kirsten Thiele della chiesa Luterana di Napoli ha tenuto una breve ma intensa riflessione sulla forza che viene al credente dal dono dello Spirito di Dio per l’umanità intera e per ogni persona, ciascuna ritenuta degna del sacrificio di Cristo. È quanto ci aiuta a rivedere semplicistiche rappresentazioni delle mura di un carcere come linea che separa i buoni dai cattivi, i colpevoli di comportamenti poco onesti da quanti invece, fuori, sono innocenti: quella linea attraversa piuttosto la società intera e talvolta passa attraverso ciascuno di noi.

   La condivisione di questo momento non rappresenta solo un gesto occasionale di carità, pure avvertito come tale “…ero in carcere e siete venuti a trovarmi” (Mt 25,36). È anche un segno di vicinanza, di partecipazione sociale nei confronti di una realtà che spesso è percepita come distante, chiusa tra mura invalicabili sotto tutti gli aspetti. Nonostante i passi pure compiuti negli ultimi tempi, merito di quanti hanno seguito e seguono con costanza le vicende carcerarie e le condizioni dei detenuti, siamo ancora lontani dalla realizzazione del carcere come luogo di recupero rispetto a comportamenti sbagliati, concezione da rafforzare difronte a tentazioni giustizialiste. I rapporti delle associazioni che seguono il mondo del carcere con impegno e continuità contribuiscono in maniera decisiva a portare fuori delle mura le questioni gravi e talvolta allarmanti che toccano la realtà carceraria, come il numero dei detenuti che ha raggiunto a Poggioreale, nello scorso anno, cifre doppie rispetto alla capienza, e il progressivo aumento dei suicidi in cella. È consolante sentire come gli sforzi per il miglioramento delle condizioni generali non manchino: dalla ristrutturazione dei locali alle nuove iniziative per creare possibilità di lavoro. Proprio in occasione del nostro incontro di preghiera, il Dott. Antonio Mattone, della comunità di Sant’Egidio, ci ha aggiornato sui passi che si stanno facendo per la realizzazione del singolare progetto di una pizzeria.

   

Insieme alla testimonianza orante dell’assemblea riunita nella cappella del carcere, si è voluto facilitare la conoscenza dei pastori delle diverse confessioni cristiane. Per alcuni detenuti, soprattutto stranieri, è la prima occasione di incontro con pastori che appartengono alle chiese ortodosse dei diversi patriarcati (russo, georgiano, greco ortodosso, rumeno), come pure alle diverse comunità protestanti. I pastori, su autorizzazione, possono visitare i detenuti, ma talvolta ai detenuti manca la consapevolezza o anche il primo contatto con un pastore della propria chiesa, della propria lingua e cultura, con cui confidarsi. Anche questo rappresenta un aspetto importante per una pastorale ecumenica che arrivi nei luoghi di aggregazione a cui spesso si è costretti, come il carcere o gli ospedali. 

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